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Erwin Moser
Koko e l’uccello bianco
Traduzione dal tedesco di Rodolfo Ribessi
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1995
40 pp. - 27 illustrazioni
rilegato - 21,7 x 27,8 cm
Euro 10,33 ISBN 9788886557092
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Erwin Moser, |  | |
In cerca di fiori per l'orsetta Kiri, Koko, orso dal naso storto che vive nel deserto, baratta un dirigibile con la sveglia di un coniglio, poi la sveglia con un flauto. Nella sua avventurosa ricerca Koko incontrerà i personaggi più strani: il canguro, l'incantatore di piante, infine grazie al flauto libera un uccello bianco che lo riporta in volo a casa. |  |
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C'è un luogo, da qualche parte,
di cui non si trova traccia nelle mappe geografiche e che può apparire – nonostante la selvaggia ma anche dolce bellezza – inizialmente ostile per la presenza di alberi e di acqua. Al centro metaforico di questo luogo si erge una roccia nel cui interno si trova una caverna dove vivono due orsacchiotti, Koko e la sua compagna Kiri (ma a guardarli bene potrebbero appartenere ad una specie animale non ancora registrata nelle mappe scientifiche). Basta osservarli con pazienza ed attenzione; basta seguire i percorsi – soprattutto solitari – del primo con il profumo dell'essenza dello stupore anche per quei magici tappeti od ombrelli volanti che lo trasportano alla volta di altri luoghi sconosciuti; basta osservare come le piste siano sempre attraversate da altri animali così diversi ma anche così simili nella condivisione della ricchezza dello scambiarsi cose, beni personali, quali strumenti per tessere nuove relazioni ed amicizie prima ancora che nuove conoscenze, per rimanere avvolti da un alone di poesia e di magia indispensabili anche per mettersi in sintonia con un tempo scandito dagli effetti di semplici gesti come, ad esempio, quello di un uccello bianco che lascia cadere attorno alla tana dei due orsetti – quale ringraziamento per essere stato liberato – semi di fiori che sbocceranno il mattino dopo grazie ad un temporale notturno. Sta naturalmente a noi grandi far sì che questo “lontano paese dei sogni” e così simile – anche il paesaggio le evoca – alle Vie dei canti aborigene consegnateci alla memoria da Bruce Chatwin, si materializzi per ridare un significato più profondo e meno effimero all'esistenza nostra e dei nostri figli, per riprenderci e – conseguentemente – far conoscere loro la poesia suscitata dall'ascolto silenzioso dei suoni della natura al pari di Koko e Kiri che guardando le foglie e i fiori secchi sollevati dal vento immaginano l'arrivo di “qualcosa di prezioso”; per riconquistare il senso del viaggio come conoscenza del fuori e del dentro, non importa il luogo verso cui si è diretti o quello che si sta attraversando per raggiungerlo e ancor meglio se la direzione è quel “nessunluogo” ricordato prima.
Giovanni Greci, Libri per partire libri per restare. I percorsi di crescita nelle storie per la 1a e la 2a infanzia, Bambini Dossier, Dicembre 1998, 13. |
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